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di Paolo D’Ottavi
Intorno alla popolazione degli Equi, che per circa duecento anni (V-IV secolo a.C.) impedì agli antichi Romani di espandersi nella valle dell’Aniene e che, insieme ai Volsci, mise in grave pericolo, più di una volta, le sorti di Roma, c’è oggi un risveglio culturale da parte di Associazioni del territorio che fa ben sperare sulla possibilità che si arrivi a scriverne la storia e a togliere il velame oscuro che ancora circonda questa sfortunata quanto straordinaria gente.
Della popolazione equa, che ha avuto una influenza straordinaria sull’antica Roma, è infatti misterioso perfino il nome. Si chiamavano Equi o Equicoli? Erano una sola popolazione o due rami della stessa popolazione?
Per risolvere questo ed altri misteri intorno agli Equi e per individuare il suo territorio, occorre ripartire dall’inizio, e cioè dalla disposizione topografica originaria dei centri latini e dei popoli confinanti che occupavano il territorio a destra e a sinistra del Tevere, a destra e a sinistra dell’Aniene fino al Fucino, il territorio sabino fino all’Appennino, la parte sinistra del Liri. Una parte di questo notevole territorio, che molto più tardi prese il nome di Lazio, prima della formazione di Roma, che si fa risalire al 753 a.C., era occupato, a partire dalla riva sinistra del Tevere fino ai colli Albani ( Monte Cavo), da Alba Longa e dai centri, che da Alba dipendevano. Intorno a questa area c’erano poi altre popolazioni: quella Etrusca, quella Sabina, quella degli Equi,quella dei Volsci e quella degli Ernici.
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